Spiritualità
Dove troviamo il massimo della spiritualità della nostra Brando è proprio nel verificare queste virtù.
Potremmo già assodare: dal momento che al Madre è riuscita a mettere su questa Opera, vuol dire che era matura e forte nella fede, gioiosa nella speranza e operosa nella carità.
La fede. Si potrebbe definire li sostrato di tutto l'iter della sua vita. Da essa scaturisce ogni cosa, per essa ha potuto collaborare con Dio e consegnarGli la Comunità che vive di fede.
L'oggetto della fede era Cristo, che per al fede abita nella piccola grotta del cuore umano. Per mezzo di essa ha creato le opere.
Aveva un'anima liturgica e la liturgia intonava la sua fede e la sua vita quotidiana, perché la immetteva immediatamente nel mistero di amore del suo Cristo Eucaristia, li grande mistero della nostra fede.
Questa generava in Lei la speranza. Essa era la molla che scattava in ogni attività: tutto doveva raggiungere li suo fine, perché Dio era il direttore dell'anima della Madre. Niente poteva distruggere, né le preoccupazioni, né le ansie, né le sofferenze e prove della vita, quando Ella poneva in atto.
Posto il principio fisso che Cristo è il centro, la speranza era il chiamarlo sempre in causa: Cristo era la sua speranza. Confortata da questa sicurezza, cosa poteva turbarla? La parola coraggio alle sue figlie era come un ritornello che non si stancava di ripetere, perché nelle opere di Dio si cerca pazienza e speranza per riuscirvi.
Il carattere della fede e della speranza la responsabilizzavano nel raggiungere la piena maturità di Cristo nell'amore adorante di Dio e nell'amore fattivo e concreto per l'uomo.
C'era un crescente movimento nella carità della Madre:
«L'amor di Dio e quello del prossimo son due rami che partono da un medesimo tronco. L'amor di Dio genera l'amor del prossimo; questo nutre l'amor di Dio. La carità è la virtù delle virtù; essa però è sostenuta dall'umiltà. Che giova ad un'anima ardere di carità, se non esercita questa virtù? E per esercitarla è necessaria la condiscendenza, l'umiltà. Noi siamo di diversi paesi, di diverse condizioni, di differente indole; quello che ci deve unire è la carità. Ma non vi può essere amor di Dio, se non si ama il prossimo, e senza amare il prossimo, non si può amare Dio.
Figlie mie, la carità è paziente, non si altera, non s'inquieta, ma tutto vince e sopporta. La cagione, per cui non sappiamo sopportare li prossimo, è perché vogliamo giudicarlo in ogni azione, e, prima di guardare la trave nell'occhio nostro, vogliamo guardare al festuca nell'occhio degli altri».
Con questi ed altri insegnamenti teorici e pratici di vita religiosa quotidiana aiutava a crescere nell'amore di Dio e del prossimo. Nella preghiera racchiudeva al sua fede la sua speranza e la sua carità. Anzi non esageriamo se osiamo definire la carità della Madre così: una concelebrazione dell'amore con Dio per l'uomo nell'ascolto della sua Parola e nella partecipazione all'Eucaristia.
di Don NUNZIO D'ELIA
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